venerdì 19 aprile 2013

Una scuola di combattimento con due anime

Wadoryu: una scuola di combattimento con due anime
di: Maurizio Orfei 
M° Karate Wado Ryu MAA International

 Il Wadoryu è inquadrato nell’universo delle arti marziali come “stile di karate” e assimilato agli altri principali storicamente riconosciuti.

Nel 1940, il Dai Nippn Butoku Kai organizzò il 44th Budo festival in Kyoto e chiese ai vari gruppi e ai loro fondatori di depositare il nome del loro stile o scuola e il programma del loro metodo. Furono quindi posti i nomi di Wado-ryu karate jutsu, Goju-Ryu, Shito-Ryu, e Shotokan-Ryu e prevedevano, come elemento comune oltre al karategi bianco, lo sviluppo didattico attraverso le tre “K”, Khion. Kata e Kumite

Il Wado-Ryu Jujutsu kenpo prevedeva nel suo programma di studi:
- Atemi o “colpo al corpo”, studio approfondito delle “armi” naturali del corpo umano e studio dei colpi.
- 36 kumite kata classici di H. Otsuka I.
- San mi ittai, studio applicativo del principio del “tre in uno”
a) Ten i, il cambiamento della posizione;
b) Ten tai, lo spostamento del corpo;
c) Ten gi, la risposta tecnica.
- Machite to kakete, studio applicativo dei seguenti principi:
a) Gosen no sen (te), parare e contrattaccare contemporaneamente;
b) Sen sen no sen (te), attaccare mentre l’avversario attacca;
c) Sen no sen (te), anticipare.
- Ukemi: studio delle tecniche di caduta.
- Gyaku nage o “proiezioni sul dorso”, studio delle tecniche di proiezione.
- Joshi goshin jutsu: tecniche di difesa personale femminile.
- Idori: studio delle difese a terra.
- Tanto dori: difese da pugnale.
- Shinken shiraha dori: tecniche di difesa dalla spada classica giapponese.
- Kyusho jutsu: “tecniche per colpire i punti vitali”.
- Kappo: tecniche di rianimazione.
- Kuatsu: elementi base di digitopressione e automassaggio antalgico e analgesico giapponese.
Oltre a questi prinicipi, Otsuka registro come appartenenti allo stile 16 Kata di derivazione okinawense :Pinan 1-5, Kusanku, Naihanchi, Seisan, Chinto, Passai, Neseishi, Wanshu, Jion, Jitte, Rohai, Suparinpei e definì questo metodo come la “Via autenticamente giapponese per il combattimento a mano nuda”. C’è da precisare che nel 1936 i kata previsti nella bozza stilistica erano solo 9, Pinan 1-5, Kusanku, Naihanchi, Seisan, Chinto e in seguito furono aggiunti i successivi. Suparimpei è stato trascurato fino a scomparire. Unsu è un kata praticato con alterne fortune ed esiste una versione “wado” elaborata dal M°Ajari al quale Otsuka concesse il privilegio di farsi filmare nell’esecuzione dei principali kata e khion. Esiste un altro kata, Kumpu, che sembra sia un prodotto originale dello stesso Otsuka e divulgato dal M°Belriti .
 Possiamo considerare questo elenco come il manifesto programmatico dello stile da cui sono stati derivati i programmi attuali delle varie correnti internazionali del Wadoryu, le interpretazioni personali di maestri autorevoli e le scelte delle Federazioni.
 Quello che si evince da questa sommaria descrizione è la differenza fra due tipi di kata, quelli originali nipponici derivanti dalle esperienze di jujutsu di Otsuka provenienti dalle tradizioni dei ryu feudali di kenjutsu e quelli okinawensi derivati dal bagaglio tecnico introdotto in Giappone da Funakoshi, Mabuni e Motobu .
Inoltre le modalità esecutive dei Kumite Kata, cioè tutti quegli esercizi a coppia derivati direttamente dalla tradizione di jujutsu, inteso come estrema difesa nel caso della perdita dell’arma contro un avversario militarmente armato, contrastano talvolta con i concetti di combattimento espressi dagli Yakusoku kumite e dai Bunkai estrapolati dai kata di Okinawa e principalmente legati al combattimento a mani nude.
 I veri kata del Wadoryu sono i Khion Kumite  e i successivi Kumite Kata,  intesi comunque come tecniche a coppia elaborati come Ippon, Nihon ,Sanbon e Ohio kumite.
I kata “a solo” sono stati una sorta di forzatura storica necessaria per permettere al Wadoryu di essere considerato come stile di “karate”.
Questa mia affermazione è supportata anche dalla differenza che fra Bunkai  e Kaisetsu che propongono illustri maestri nipponici di Wadoryu
Il Bunkai, comune a tutti gli stili di karate, è l’utilizzo di frazioni di kata per mostrarne l’applicabilità reale.
Il Kaisetsu è l’estrapolazione del principio che sottintende quella frazione di kata e che spesso nella spiegazione si allontana dalla mera sequenza presa in esame inserendo tecniche mutuate dal jujutsu e non esplicitamente presenti.
 Questa doppia anima dello stile costringe i praticanti di Wadoryu a confrontarsi con due diverse modalità motorie: quella del karate, più formalmente definita, e quella del jujutsu legata ad una maggiore concretezza.




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